L’Associazione Fenice Odv nasce nel 2006 per aiutare i familiari ad affrontare le difficoltà, le azioni da fare, i pensieri da metabolizzare, le paure e le mille problematiche che i Disturbi Alimentari causano e fanno esplodere in fratelli, genitori, figli e compagni/e. 

L’associazione Fenice siamo noi: alleati e risorsa per i curanti. L’incontro / Convegno del 24 Settembre nasce con lo scopo di rispondere ai tanti quesiti emersi durante i nostri gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto. Saranno presenti professionisti disposti ad aiutarci a rispondere alle domande: sfruttiamo questa occasione per tornare a casa più sereni, con la consapevolezza di non essere soli, di avere sempre qualcuno disposto ad aiutarci.
Non siamo soli, c’è speranza.

Stefano Bertomoro, Presidente dell’Associazione Fenice ODV

Puoi procedere all’iscrizione al Convegno seguendo questo link https://eolocongressi.it/eventi/speranza-e-dolore-i-disturbi-della-alimentazione-tra-cura-e-famiglia/

 

Cari tutti,

ammetto di non riuscire a trovare le parole adeguate con le quali iniziare questo scritto, che desidera essere per voi tutti una testimonianza di luce e speranza e per me una chiave con la quale cercare di chiudere una porta ancora parzialmente aperta su un doloroso passato. Mi chiamo Alice e mi sono ammalata di anoressia nel lontano 2013. Ero poco più che una ragazzina, ma avevo già subito una profonda ferita ed un senso di rifiuto e negazione dal mondo esterno in un momento per me di grande sofferenza psicologica. Dopo anni di analisi sono arrivata alla conclusione che quel male che poi ha preso completamente il possesso ed il controllo della mia mente e del mio corpo per sette lunghi anni sia iniziato come una estrema tacita richiesta di aiuto ed amore. Speravo con tutta me stessa di riuscire a comunicare agli altri con il mio progressivo deperimento fisico  quella lacerazione  nell’animo che non riuscivo a comprendere e superare, che non avevo il coraggio di esprimere a parole. Sono sempre stata una ragazzina tranquilla, ho sempre avuto ottimi voti, sono riuscita ad eccellere nello sport agonistico che ho praticato con costanza per moltissimi anni, sforzandomi di mostrare agli altri una versione di me stessa totalmente costruita sulla base di quello che io ritenevo essere il modello più appropriato: la perfezione. Ma dentro di me sapevo di essere lontana anni luce da quel concetto e tanto più questa umanissima realtà  mi risultava evidente tanto più mi sforzavo con tutte le energie di adeguarmi a questa deleteria astrazione. Mentre sceglievo di non mangiare sceglievo di togliere il nutrimento alla mia anima, annullando anche i miei sentimenti, anestetizzandomi completamente nei pensieri e nelle emozioni. Nel conteggio ossessivo delle calorie assunte e bruciate cercavo una fuga evasiva dall’inevitabile confronto con me stessa e con l’oscurità dei miei demoni.

Ho pochissime foto di quel periodo, ma la costante che ho retrospettivamente notato con un nodo in gola osservando quegli scatti è l’assenza di vita nei miei occhi. La malattia mi aveva completamente trasformata, non riuscivo più a riconoscermi e dentro mi sentivo completamente rotta. La mia mente era ormai incatenata in un rimuginino di ansia, depressione, senso di apatia e indifferenza verso la vita. Ho desiderato spesso di non dover sopportare quello che per me era ormai diventato l’intollerabile peso del risveglio successivo. Ho iniziato a pensare di non essere adatta a questo mondo, a desiderare ardentemente di interrompere definitivamente un’esistenza vana, esclusivamente votata alla pura ed autentica sofferenza.

Non ho mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno, sopraffatta da un senso di indicibile delusione e vergogna. Ho chiesto aiuto ad un centro specializzato relativamente tardi e me ne pento. Perché questa attesa ha provocato una sofferta ricaduta proprio nel momento in cui pensavo di essermi lasciata il peggio alle spalle e con essa un senso di perdita, vuoto e fallimento. In verità non mi ero accorta che quello che fino ad allora avevo ritenuto essere per me l’unico strumento utile con cui far notare la mia presenza e ricevere aiuto si era inevitabilmente trasformato in un’arma che non riuscivo più a gestire e dalla quale, al contrario, venivo totalmente manipolata. Ho chiesto aiuto relativamente tardi e me ne pento, perché in qualche modo ho lasciato anche la mia famiglia in un limbo di incertezze, di paure e frasi non dette che a lungo andare hanno subdolamente minato l’autenticità dei rapporti e della comunicazione. Ricordo le bugie sui pasti, la rabbia nei confronti dei miei che mi sembrava non fossero in grado di capire assolutamente nulla di quanto stessi passando, il desiderio di tagliare i ponti e chiudermi nel mio dolore. Solo con il tempo sono riuscita a mettermi nei panni di quanti hanno cercato di starmi vicino con tutto il loro cuore e magari hanno commesso errori o mancanze perché privi degli strumenti più giusti per affrontare un male così terribile e oscuro.

Quello che mi sento di dire a tutti voi che mi state leggendo è quindi di lasciare andare, di assolvere il vostro spirito dall’onere della ricerca della causa, dall’ obbligo di espiazione verso ogni inutile senso di colpa. Ho cercato a lungo anche io il significato di quanto accaduto, ma con il tempo ho realizzato che l’unico valore che potevo dare alla mia esperienza fosse quello di  renderla un’utile testimonianza per chi purtroppo ora si trova a vivere quanto io ho attraversato e superato. Ciò che ho imparato è che è necessario, con il tempo, giungere all’accettazione e al perdono. Perché i DCA non sono un capriccio che si cerca con volontà di intenzione: sono un male nascosto che può colpire anche chi sembra abbia già avuto tutto dalla vita, lasciando cicatrici profonde e difficili da sanare.

Ma dal tunnel dei DCA si può uscire; con l’amore di chi ci è vicino, di noi stessi per noi stessi e l’aiuto di professionisti si può guarire. Chi ci affianca nel percorso può solo essere di supporto, sta a chi avanza nella tempesta combattere con forza e tenacia per riprendersi a morsi la propria vita.

“Ordo renascendi est crescere posse malis”: questa citazione derivata dall’immensa sapienza degli antichi è diventata il mio più prezioso motto di vita, perché mi ricorda come l’essenza della rinascita consista nella capacità di crescere attraverso i mali. E appunto mi piace pensare che, nonostante nella vita accadano cose che ci tirano giù e ci fanno perdere la nostra parte più bella, sta a noi ricordare che possiamo riprendercela. E rifiorire più di una volta a nuova luce.

Alice

Che cos’è un Gruppo AMA?

È un gruppo di familiari che si riunisce ogni 15 giorni con la presenza di una psicologa, per facilitare le interazioni.
Si incontrano persone che vivono una situazione simile alla vostra o che l’hanno passata e/o la stanno passando, che condividono esperienze e scambiano informazioni attraverso un libero confronto, senza giudizio, che aiuta a superare l’isolamento ed il senso di impotenza.

CONDIVISIONE E CONFRONTO su varie situazioni: Come affrontare il disorientamento di fronte ad un DCA, la difficoltà della ricerca di dove andare, il ruolo di genitore durante le cure e la gestione del ritorno a casa; i diversi comportamenti assunti dai familiari a fronte di episodi riguardanti la vita quotidiana (gestione scuola, relazione tra i fratelli, parenti e relazione tra i pari). L’accesso al gruppo è libero.

Per informazioni e prenotazioni contattare:

📞 Patrizia +39 349 4477318
📞 Marco +39 392 3727747

📍 Sala Patronato Parrocchia Sant’Alberto Magno ingresso da via Santa Maria in Vanzo 30, PADOVA (PD)

Dalle 19:30 alle 21.00

Martedì 9 e 23 gennaio
Martedì 6 febbraio
Giovedì 22 febbraio
Martedì 5 e 19 marzo
Martedì 2 aprile
Giovedì 18 aprile
Martedì 7 e 21 maggio

Martedì 4 e 18 giugno
Martedì 2 e 16 luglio
Martedì 3 e 17 settembre
Martedì 1, 15 e 29 ottobre
Martedì 5 e 19 novembre
Martedì 10 dicembre

Che cos’è un Gruppo AMA?

È un gruppo di familiari che si riunisce ogni 15 giorni con la presenza di una psicologa, per facilitare le interazioni.
Si incontrano persone che vivono una situazione simile alla vostra o che l’hanno passata e/o la stanno passando, che condividono esperienze e scambiano informazioni attraverso un libero confronto, senza giudizio, che aiuta a superare l’isolamento ed il senso di impotenza.

CONDIVISIONE E CONFRONTO su varie situazioni: Come affrontare il disorientamento di fronte ad un DCA, la difficoltà della ricerca di dove andare, il ruolo di genitore durante le cure e la gestione del ritorno a casa; i diversi comportamenti assunti dai familiari a fronte di episodi riguardanti la vita quotidiana (gestione scuola, relazione tra i fratelli, parenti e relazione tra i pari).

L’accesso al gruppo è libero.

Per informazioni e prenotazioni contattare:

📞 Roberto +39 328 9537541
📞 Teresa +39 340 3187822

📍 Sala parrocchiale Piazza Vittorio Emanuele II 11, VILLORBA (TV)

Dalle 19:30 alle 21.00

Mercoledì 10 e 24 gennaio
Mercoledì 7 e 21 febbraio
Mercoledì 6 e 20 marzo
Mercoledì 3 e 17 aprile
Mercoledì 8 e 22 maggio
Mercoledì 5 e 19 giugno

Mercoledì 3 e 17 luglio
Mercoledì 4 e 18 settembre
Mercoledì 2, 16 e 30 ottobre
Mercoledì 13 e 27 novembre
Mercoledì 11 dicembre

Che cos’è un Gruppo AMA?

È un gruppo di familiari che si riunisce ogni 15 giorni con la presenza di una psicologa, per facilitare le interazioni.
Si incontrano persone che vivono una situazione simile alla vostra o che l’hanno passata e/o la stanno passando, che condividono esperienze e scambiano informazioni attraverso un libero confronto, senza giudizio, che aiuta a superare l’isolamento ed il senso di impotenza.

CONDIVISIONE E CONFRONTO su varie situazioni: Come affrontare il disorientamento di fronte ad un DCA, la difficoltà della ricerca di dove andare, il ruolo di genitore durante le cure e la gestione del ritorno a casa; i diversi comportamenti assunti dai familiari a fronte di episodi riguardanti la vita quotidiana (gestione scuola, relazione tra i fratelli, parenti e relazione tra i pari).

L’accesso al gruppo è libero.

Per informazioni e prenotazioni contattare:

📞 Mirco +39 347 3349866

📍 Sala parrocchiale di San Lorenzo Piazza Ferretto, MESTRE (VE)

Dalle 19:30 alle 21.00

Martedì 16 e 30 gennaio
Martedì 13 e 27 febbraio
Martedì 12 e 26 marzo
Martedì 9 e 23 aprile
Martedì 7 e 21 maggio

Martedì 4 e 18 giugno
Martedì 2, 16 e 30 luglio
Martedì 10 e 24 settembre
Martedì 8 e 22 ottobre
Martedì 5 e 19 novembre
Martedì 3 e 17 dicembre

Che cos’è un Gruppo AMA?

È un gruppo di familiari che si riunisce ogni 15 giorni con la presenza di una psicologa, per facilitare le interazioni.
Si incontrano persone che vivono una situazione simile alla vostra o che l’hanno passata e/o la stanno passando, che condividono esperienze e scambiano informazioni attraverso un libero confronto, senza giudizio, che aiuta a superare l’isolamento ed il senso di impotenza.

CONDIVISIONE E CONFRONTO su varie situazioni: Come affrontare il disorientamento di fronte ad un DCA, la difficoltà della ricerca di dove andare, il ruolo di genitore durante le cure e la gestione del ritorno a casa; i diversi comportamenti assunti dai familiari a fronte di episodi riguardanti la vita quotidiana (gestione scuola, relazione tra i fratelli, parenti e relazione tra i pari).

L’accesso al gruppo è libero.

Per informazioni e prenotazioni contattare:

📞 Gianni +39 328 2170522

📍 Ex Scuola Elementare Don Bosco via Ballò 6, SCALTENIGO DI MIRANO (VE)

Dalle 20:00 alle 21.30

Martedì 9 e 23 gennaio
Martedì 6 e 20 febbraio
Martedì 5 e 19 marzo
Martedì 2, 16 e 30 aprile
Martedì 14 e 28 maggio
Martedì 11 e 25 giugno

Martedì 9 e 23 luglio
Martedì 3 e 17 settembre
Martedì 1, 15 e 29 ottobre
Martedì 12 e 26 novembre
Martedì 10 dicembre

Che cos’è un Gruppo AMA?

È un gruppo di familiari che si riunisce ogni 15 giorni con la presenza di una psicologa, per facilitare le interazioni.
Si incontrano persone che vivono una situazione simile alla vostra o che l’hanno passata e/o la stanno passando, che condividono esperienze e scambiano informazioni attraverso un libero confronto, senza giudizio, che aiuta a superare l’isolamento ed il senso di impotenza.

CONDIVISIONE E CONFRONTO su varie situazioni: Come affrontare il disorientamento di fronte ad un DCA, la difficoltà della ricerca di dove andare, il ruolo di genitore durante le cure e la gestione del ritorno a casa; i diversi comportamenti assunti dai familiari a fronte di episodi riguardanti la vita quotidiana (gestione scuola, relazione tra i fratelli, parenti e relazione tra i pari).

L’accesso al gruppo è libero.

Per informazioni e prenotazioni contattare:

📞 Jenny +39 340 1426278 ( per GRUPPO A.M.A. OBESITÀ E BED )
📞  Rita +39 348 0342133 ( per GRUPPO A.M.A. GENITORI )

📍 Oratorio Don Bosco via XIII Martiri 86, SAN DONÀ DI PIAVE (VE)

Quello che sto per dire è da tanto che lo penso ed ora è venuto il momento di esprimerlo come meglio posso. Quando ho portato mia figlia nella “Casa delle Farfalle” la mia speranza nella sua guarigione si era ormai affievolita. La mia sofferenza era indescrivibile quasi pari alla sua.

Poi ho visto che sin dal primo giorno lei ha cominciato a reagire, per me è stato un miracolo. Giorno dopo giorno, con fatica, mia figlia ha cominciato a stare meglio, e ancora sta combattendo per la sua guarigione, ma i passi fatti sono enormi. Ed ora arrivo al punto, anche il mio cuore sta guarendo e la speranza si è rafforzata, e questo lo devo a tutti voi che fate parte di questa grande famiglia della “Casa delle Farfalle”.

Voglio ringraziare tutti gli operatori che con amore e dedizione seguono questi ragazzi che in voi hanno trovato un’ancora di salvezza e soprattutto una famiglia, una famiglia allargata. 

Grazie dal profondo del mio cuore, questo ve lo dice una mamma che ama sua figlia sopra ogni altra cosa e per lei sogna una vita vera, una vita serena. Una mamma riconoscente.

Ci chiediamo perché, non lo sapremo mai, ci chiediamo da quando, non lo sapremo mai, ci chiediamo da cosa non lo sapremo mai….Ci sembrava serena, tranquilla… un po’ capricciosa… l’adolescenza è un passaggio misterioso.Invece era la gatta, la malattia, che si prendeva cura di nostra figlia.

Come una gatta difende i suoi cuccioli, come una gatta si prende cura dei cuccioli, come una gatta nutre i suoi cuccioli, nostra figlia era “difesa”, “curata” e ” nutrita” dalla malattia. Come una gatta con i cuccioli non permetteva di avvicinarsi, mostrava gli artigli, ci impauriva, la isolava in un mondo loro, precluso a tutto e a tutti. Una gatta silenziosa infima a cui si aggrappava per vivere a modo suo. Un animale da cui dipendere, da cui succhiare la vita, presente ma sola.

Poi ci hanno aiutato a capire…., ad allontanare la gatta, a contrastarla con la dolcezza, con l’amore e con la determinazione dei genitori per i figli. Ora la vediamo fuori dalla finestra, lei passeggia silenziosa,…e ci guarda. Ci guarda negli occhi, ci sfida apertamente, ma il nostro amore la terrà distante e non si avvicinerà più a nostra figlia

Roberta e marito (Portogruaro)